36
GENTE
Un'altra testimonianza sul dramma portato alla ribalta dal Viagra: parla Tony Binarelli
"UNA SCAPPATELLA MI GOSTO GARA: FEGI BRUTTA. FIGURA E PERLA PAURA RESTAI IMPOTENTE UN MESE"
® «Ero disperato: in passato una cosa simile mi era capitata soltanto quando, per i miei 18 an-
«Dieci anni fa conobbi una hostess e subito dopo volli avere un'avventura extraconiugale con lei,
però feci "cilecca”» @ «Nei giorni seguenti ebbi lo stesso problema anche con mia moglie» @
di
MARILÙ SIMONESCHI
Roma, luglio
uesta volta prende la
parola il mago televi-
sivo Tony Binarelli,
in merito allo scot-
tante e dibattuto tema
dell’impotenza maschile,
un problema di cui si parla
molto da quando è entrata
in commercio in vari Paesi
del mondo la pillola che
pare la curi, cioè il Viagra.
Anche lui ha una testi-
monianza diretta da rac-
contarci, anche lui si è tro-
vato alle prese con questo
problema.
«Attualmente ho 57 an-
ni», esordisce «e la mia
carriera ”erotica” è inizia-
ta o avrebbe dovuto inizia-
re, come adesso vi spie-
gherò proprio il giorno del
mio diciottesimo com-
pleanno. Con un gruppo di
amici, proprio per festeg-
giare degnamente quella
ricorrenza, decisi di parte-
cipare a un'allegra incur-
sione in una "casa d’ap-
puntamenti”. Era il voler
approfittare di un'ultima
possibilità, visto che di lì a
pochi giorni la legge Mer-
lin ne avrebbe chiuso i bat-
tenti.
«Le cose però non anda-
rono proprio come spera-
vo e sperimentai subito la
prepotenza di un istinto,
che sa come evitare preva-
ricazioni. Infatti feci ”ci-
lecca”. Scegliemmo la ca-
sa di tolleranza più a buon
mercato di Roma, ne ri-
cordo ancora l'indirizzo:
Via Cimara 21. L'ambiente
era quanto di più squallido
si potesse immaginare: vi
regnava un odore greve di
aria stagnante, sudore e
soffritto. La mia signora”
mi portò in una stanzetta
dalle pareti lerce.
«Brutalmente quella
donna, non più giovanissi-
ma, mi disse: ”Non crede-
re di poter perdere troppo
tempo”. Mi sentii annichi-
lire, la guardavo senza il
coraggio di avvicinarmi,
di tentare un qualsiasi ap-
proccio e così, pur volendo
a ogni costo "togliermi il
dente” della prima volta,
non riuscii proprio a far-
cela.
«Ho raccontato questo
episodio per far capire co-
me per me (ma credo pos-
sa valere per tutti), sia sta-
to già dall'inizio importan-
te il coinvolgimento psico-
logico, senza il quale il ses-
so può diventare una pra-
tica svuotata di significato
oppure addirittura inso-
stenibile».
Dopo quell’episodio
all'esordio poi è andato
tutto bene?
«Ovviamente sì. E’ arri-
vata pochi mesi dopo
quell’infortunio la possibi-
lità di far l’amore per la
prima volta con una coeta-
nea, una ragazza che in-
contrai in una sala da bal-
lo. Quella volta per fortu-
na tutto andò come dove-
va. E ancor meglio mi tro-
vai negli anni successivi
quando, persa l'incertezza
della poca esperienza, mi
tuffai con gioia in una vita
di relazione affollata e pia-
cevolmente attiva. Comin-
ciando presto a lavorare
nello spettacolo mi ritro-
vai a girare l’Italia con i
miei show e in conseguen-
za di ciò ad avere un gran
numero d’occasioni per
incontri galanti, più o me-
no coinvolgenti. Storie du-
rate una notte, un mese 0
più, ma sempre motivate
da una sana attrazione.
Quando ho corteggiato
una donna è stato sempre
per un interesse globale,
che prevedeva, nel caso se
ne fosse presentata l’op-
portunità, l'avvio di una
relazione stabile, di un
rapporto importante.
Quando e come si è
presentato nuovamente
e in modo più preoccu-
pante il problema del-
l'impotenza?
«Se quel primo episodio
che ho raccontato potreb-
be esser definito un nor-
male "incidente d'avvio”,
quel che mi sono trovato a
vivere una decina d'anni fa
potrebbe essere invece de-
scritto come un vero e pro-
prio dramma privato, so-
prattutto per le implica-
zioni psicologiche che ha
generato e per il coinvolgi-
mento della mia compa-
gna di vita, che ha sofferto
come e più di me.
«E’ innanzitutto impor-
tante che io spieghi come
Marina, mia moglie, abbia
rappresentato davvero per
me un punto di riferimen-
to essenziale. L'ho incon-
trata più di 30 anni fa,
quando lottavo per affer-
marmi e il successo era an-
cora un sogno. Lei era una
ragazza semplice, fresca,
che ha messo subito la sua
vita nelle mie mani, facen-
domi capire che chiunque
fossi divenuto lei avrebbe
continuato ad amarmi. Il
fatto che rimanessi uno
spiantato sembrava non
spaventarla.
«Ci siamo sposati nel
1969, trovando nella con-
vivenza veramente una
fonte di serenità. Il nostro
grande problema è stato
quello del mancato arrivo
di un figlio. Ricordo anco-
ra gli anni in cui attende-
vamo fiduciosamente che
lei rimanesse incinta, poi
quelli di alterne speranze
in cui analisi, cure, visite,
ci hanno dato modo di col-
tivare l'illusione di scio-
gliere quel nodo. Poi, a po-
co a poco, è subentrata la
consapevolezza dolorosa
che quella grande gioia
della vita a noi sarebbe sta-
ta negata.
«Abbiamo vissuto mo-
menti molto difficili per la
voglia frustrata di mater-
nità e paternità, a volte
sembrava risentirne di più
mia moglie, a volte ero io a
sentirmi più triste. Abbia-
mo pensato anche alla so-
luzione dell'adozione, ma
ogni volta ci veniva meno
la risolutezza di avviare le
pratiche legali, una lunga
«CONFESSAI TUTTO» Roma. n
56. Il popolare mago televisivo racconta di aver vissuto,
dieci anni fa, un periodo decisamente drammatico. «In
un momento di crisi del mio matrimonio ho avuto un’av-
e incerta battaglia contro
la burocrazia.
«Il lavoro ci ha molto
aiutato, io mi sono trovato
a vivere anni d'attività arti-
stica intensissima. Anche
Marina ha riversato molte
energie nel suo lavoro
d’impiegata, le stesse ener-
gie che avrebbero fatto di
lei una ottima madre.
«Se ora siamo ancora in-
sieme, vicini a festeggiare
il trentesimo anniversario
di nozze, lo dobbiamo alla
solidità di un sentimento
che ci ha fatto bastare l’u-
no all'altra. Quel dramma
ha comunque segnato le
nostre esistenze e ne ha
fatto a un certo punto sca-
turire un altro».
A che cosa si riferisce
esattamente?
«Una decina d'anni fa ci
siamo trovati a vivere una
brutta crisi e a dover supe-
rare il momento più diffi-
cile della nostra vita co-
niugale, quello in cui una
grande confusione ti porta
a non avere più certezze, a
guardare avanti senza il
\
ni, andai con gli amici in una pia ‘casa d’ SR » @ «Mi ha salvato uno psicologo»
ventura extraconiugale, o meglio mi sarebbe piaciuto averla. Con mia grande sorpresa,
infatti, feci cilecca”. Cosa che continuai a fare anche con mia moglie. La cosa mi
mandò nella più cupa disperazione. L’andrologo a cui mi rivolsi disse-che non dovevo
preoccuparmi ma io non riuscivo ad avere rapporti completi. Poi mi recai da uno psi-
cologo che mi suggerì di confessare il tentato tradimento a mia moglie. Lo feci e guarii».
necessario ottimismo.
«Marina aveva superato
i 45 anni e si avviava a
quella stagione della vita
di una donna che viene de-
finita difficile da vari pun-
ti di vista, anche da quello
medico. Per lei il frangente
era doppiamente delicato,
perché abbandonare l’età
feconda significava sep-
pellire definitivamente il
suo sogno di maternità. Io
ho cercato di esserle vici-
no come potevo, anche se
il lavoro mi portava ad as-
senze piuttosto lunghe. Ri-
cordo che in quel periodo
per svagarci, facemmo
una piacevole crociera vi-
sitando luoghi bellissimi.
Ma non fu un viaggio feli-
ce. Io ripartii quasi subito
per un viaggio di lavoro,
che doveva portarmi a fare
tappa nelle maggiori capi-
tali europee. Nel prepara-
re la valigia mi resi subito
conto che partivo con uno
spirito nuovo: quello di
scrollarmi di dosso i nostri
problemi, recuperando
per quanto potessi un po’
di gioia di vivere.
«A me determinate oc-
casioni non sono mai
mancate: ballerine, can-
tanti, semplici compagne
di viaggio, avrebbero po-
tuto trasformarsi in occa-
sionali amanti molte volte,
ma nel corso di tanti anni
non avevo mai sentito il bi-
sogno o la necessità di un
diversivo. Quella volta in-
vece, il mio stato d'animo
era diverso, avevo eviden-
temente voglia di trasgres-
sione, di una vacanza della
mente, che mi facesse pen-
sare solo a me stesso.
«L'occasione non tardò a
presentarsi: eravamo nello
stesso albergo e lei, una
hostess che viaggiava in
continuazione per il suo
lavoro, mi apparve pro-
prio come desideravo ve-
derla: giovane, allegra, di-
sinibita e senza complessi.
«Bevemmo insieme
qualcosa e il suo modo di
ridere e di guardarmi mi
aveva già fornito una chia-
ra indicazione: se lo avessi
voluto saremmo stati in-
sieme. Quella volta non mi
tirai indietro e provando
una piacevolissima eufo-
ria la seguii nella sua stan-
za. Aveva all'incirca 30 an-
ni, era bionda, molto fem-
minile. Ricordo ancora il
profumo della sua pelle.
«In quel momento, lo
confesso, non provavo al-
cun senso di colpa. Potevo
disporre di me stesso e mi
accingevo a vivere una
notte d’intensa passione
senza conseguenze di nes-
sun tipo, sapevamo en-
trambi che non ci sarem-
mo più rivisti. Avevo fatto
portare in camera dello
champagne ghiacciato e
l'atmosfera era riscaldata.
«Poco dopo mi sarei tro-
vato però di fronte a un
problema insormontabile:
incredibilmente mi venne
a mancare ogni energia.
Malgrado ci fossero, sulla
carta tutte le giuste com-
ponenti e una buona attra-
zione io non riuscii a por-
tare a termine il rapporto.
«Ero dispiaciutissimo
non sapevo come giustifi-
care la mia inaspettata in-
capacità e mi trovai a ripe-
tere come un disco rotto
che non mi era mai acca-
duto prima, cercando di
far capire alla ragazza che
non dipendeva da lei.
«In verità la mia occa-
sionale amica la prese con
molto spirito, continuò a
ridere e a scherzare, ma io
imbarazzatissimo mi rive-
stii di corsa e lasciai im-
mediatamente la sua stan-
za. Quella notte non riu-
scii a dormire, provando
un doppio senso di colpa:
avevo voluto tradire mia
moglie e mi ero ritrovato a
fallire nel peggiore dei mo-
di».
Il problema restò cir-
coscritto a quella notte
di mancata ”evasione”?
«Purtroppo no. Una vol-
ta rientrato a Roma mi ri-
trovai a riprendere la vita
di sempre, sicuro di dover
velocemente dimenticare
sia quel mio tentativo
mancato di tradimento,
sia il mio naufragio”.
«Naturalmente non par-
lai a mia moglie dell’acca-
duto: le avrei dato un dolo-
re inutile e in fondo pensa-
vo non ci fosse nulla da
confessare, visto come
erano andate le cose.
«Problemi tra me e mia
moglie non ce n'erano mai
stati. Anche nei momenti
più brutti, o quando ave-
vamo litigato riuscivamo a
dimenticare ogni cosa ri-
trovandoci abbracciati la
sera. Purtroppo qualcosa
si era evidentemente in-
ceppato in me perché
quella sera stessa mentre
con il solito desiderio mi
ero accostato a Marina, mi
resi conto di non riuscire
di nuovo ad andare avanti.
«A quel punto la paura
diventò panico, non capi-
vo che cosa potesse esser-
mi successo e se dapprima
ero riuscito a giustificare
la mia brutta figura” con
una sconosciuta, non riu-
scivo invece ad accettare
di non poter far l’amore
con mia moglie, la donna
che continuavo comunque
ad amare».
Ne parlò con lei?
«Inizialmente no. Lei
scambiò il mio improvviso
cedimento per stanchezza
e non sembrò preoccupar-
sene più di tanto, mentre
io ero davvero a terra. Pur-
troppo la cosa si ripeté più
o meno nel medesimo mo-
do per varie volte nel corso
di un paio di settimane. Fu
a quel punto che mi decisi
38 - GENTE
a prendere appuntamento
con un andrologo.
«Quel medico mi a-
scoltò, poi mi prescrisse
delle analisi e un'ecogra-
fia, anticipandomi però
che secondo lui da un pun-
to di vista medico non
c'era nulla che dovesse
giustificare quella forma
d'impotenza.
«I risultati degli accerta-
menti gli diedero ragione e
lui mi congedò consiglian-
domi di restare tranquillo
e di riprovare dopo qual-
che giorno a intraprende-
re un normale rapporto.
Se ci fossero state ancora
difficoltà avrei dovuto ri-
chiamarlo. Riprovai un
paio di giorni dopo, la si-
tuazione però era la stessa.
Fu davvero un brutto col-
po per me, uno stato di co-
se simile non riuscivo ad
accettarlo passivamente,
ritenevo di avere una ”me-
nomazione”, un handicap
arrivato anzitempo, prima
ancora dei 50 anni.
«NON FU FACILE»
«Richiamai quel medico
e lui mi diede il numero di
un suo collega, un medico
psicologo esperto di pro-
blemi legati alla vita di
coppia. Allo specialista
raccontai ogni cosa nei
minimi dettagli e nel corso
di quell’unico incontro ri-
solsi il mio problema.
«Uscendo da quello stu-
dio avevo capito di dover
parlare apertamente con
Marina di quanto era ac-
caduto, del mio incontro
con la hostess. Insieme, ne
ero certo, avremmo ritro-
vato la forza e il piacere di
superare quel mio blocco
psicologico.
«Non fu facile, ma af-
frontai con fermezza la si-
tuazione e mia moglie si
mostrò, come mi aspetta-
vo, molto comprensiva.
Anzi, nei suoi occhi notai
anche un certo compiaci-
mento: quella mia ”figu-
raccia” con la hostess
l'aveva ripagata del mio
tentativo di tradimento.
«Liberatomi di un peso,
che inconsciamente porta-
vo dentro, in poco tempo,
diciamo nel giro di un me-
se, le cose tra noi tornaro-
no alla piena normalità.
Riprendemmo a fare l’a-
more con il trasporto e
l'intesa di sempre e potrei
dire con nuovo entusia-
smo».
Marilù Simoneschi